Palazzo delle benedettine

Le benedettine: Palazzo delle benedettine

Palazzo delle benedettine
Palazzo delle benedettine

Descrizione

A partire dai primi anni del cinquecento si fa sempre più sentire la necessità di potenziare la presenza degli ordini monastici femminili per cui si insediano le Carmelitane nel monastero di San Marco le Vergini, il primo monastero delle benedettine dedicato a S. Maria del Popolo, e un terzo di monache clarisse. Il gruppo più consistente è quelle delle monache benedettine il cui numero di conventi è tre. Al primo gruppo si aggiunge nel 1598 un secondo che si insedia nel palazzo del Barone Capodarso della casa Leto sotto il titolo di S. Michele Arcangelo, e nel 1600, un terzo per iniziativa del Barone Niccolò Collotorto che mette a disposizione il suo patrimonio creando il più grande monastero benedettino per dimensioni e posizione. In realtà questo ultimo monastero risulta documentato da un atto notarile del 14 ottobre 1383, con il quale la badessa del monastero vende una casa sita nella parrocchia di San Giorgio per finanziare le opere di restauro. A queste si aggiungono i numerosi atti notarili sulle rendite del monastero del quattrocento. Dunque sembra lecito pensare che il Barone Collotorto avesse finanziato la ristrutturazione e l’ampliamento dell’antico monastero ponendo entro il chiostro i suoi stemmi gentilizi. La ricostruzione dell’antico edificio si confermerebbe con la scoperta di alcuni archi sottostanti il livello pavimentale che sarebbero pertinenza del più antico edificio. Alla fine dell’800 tutti i locali monastici e la chiesa che lo affianca furono ceduti all’Amministrazione Militare con lo scopo di stanziarvi una guarnigione. L’edificio divenne così deposito di artiglieria e muli, venne divelto il pavimento delle chiesa e sostituito da un acciottolato, vennero abbattuti la volta e gli altari, mentre i quadri e i materiali sacri acquistati dalla Chiesa Madre vennero ripartiti tra le altre chiese. Nel XX secolo fu la Congregazione di Carità che allora amministrava l’Ospedale Civico e l’Orfanotrofio ad ottenere la restituzione dei locali. Grazie all’opera di un sacerdote e di alcuni fedeli la chiesa venne ricostruita e riaperta, divenendo nel 1929 sede della Chiesa di San Giuseppe. La chiesa si presenta ad unica navata. L’altare maggiore vede la presenza del gruppo statuario della Sacra Famiglia opera di un certo maestro Greca ennese vissuto agli inizi del XVIII secolo. Interessante il paliotto argenteo posto lateralmente e protetto da un vetro probabilmente risalente all’origine della chiesa. Di particolare interesse è il quadro la “Deposizione” opera del pittore palermitano Antonio Mercurio vissuto nel XVIII sec.

Attualmente una parte del palazzo ospita un gruppo di Carmelitani mentre una seconda porzione abbandonata ormai da anni presenza numerosi segni di degrado.Nell’attuale piazza Colajanni sorge la Chiesa di Santa Chiara comprendente l’antico collegio dei Gesuiti. Essa fu sede della Compagnia di Gesù fino al 1767, anno in cui i gesuiti vennero cacciati dalla Sicilia, e da allora affidata alle clarisse. L’ultima trasformazione della chiesa risale al secondo dopoguerra quando è divenuta Sacrario dei Caduti. Il convento è divenuto sede sia delle scuole elementari che del Liceo Ginnasio. Si accede alla Chiesa da una Scalinata che immette in un ambiente a navata unica in cui sono presenti petti d’oca in ferro battuto aggiunti quando divenne chiesa delle clarisse per permettere alle monache di accedere alle funzioni liturgiche senza parteciparvi direttamente. Di pregio il pavimento maiolicato risalente al 1852 in cui sono presenti la raffigurazione di Santa Sofia di Costantinopoli e un battello a vapore probabilmente dipinto a ricordo del battello Enna. Di pregio il quadro della “ Madonna delle Grazie” attribuita a Giuseppe Salerno detto Zoppo di Gangi.


Nella Piazza comunemente detta di Santa Chiara per l’omonima chiesa che ivi sorge, oggi dedicata a Napoleone Colajanni, si ammira un monumento bronzeo che lo ritrae opera dello scultore Ximenes. Napoleone Colajanni, sociologo e uomo politico, professore ordinario di statistica all’Università di Napoli, nacque il 27 aprile 1847. All’età di 15 anni seguì Garibaldi e fu fatto prigioniero in Aspromonte e liberato tornò al seguito di Garibaldi partecipando alla guerra contro l’Austria e combattendo a Bezzecca. Per le sue idee repubblicane ebbe vari processi e passò parecchi mesi in carcere. Da giornalista collaborò con la rivista repubblicana nel Dovere e nel Fascio della Democrazia, a Palermo fondò e diresse l’Isola, collaborò con riviste e giornali italiani e stranieri e diresse la sua Rivista popolare. Fu eletto deputato nel 1899 nel Collegio Plurinominale di Caltanissetta e poi in quello uninominale di Castrogiovanni. Si ricordano a tal proposito le sue battaglie parlamentari contro gli affarismi della Banca Romana, le lotte contro Crispi al tempo dei fasci, la difesa del dazio sul grano, la ripetuta difesa del mezzogiorno ect. Autore di numerosi scritti che rivelano una profonda conoscenza politica economica e sociale, tra i quali ricordiamo Sociologia criminale, Banca e Parlamento, La politica coloniale ect.


Oltre al monumento bronzeo che campeggia al centro della piazza al celebre personaggio è dedicato il Liceo Ginnasio della città e la strada sulla quale sorge la casa natale.

Galleria Immagini

Video

Dove

Via Roma

Ultimo aggiornamento: 29 ago 2022

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l’utilizzo dei cookie.